Diabete nei bambini:
intervista al Prof. Claudio Maffeis
Published: Wednesday, November 15th, 2017 - H.12:22AM
Author: Stefania Carlotto
INTERVISTA AL PROF. CLAUDIO MAFFEIS - Professore di Pediatria Università di Verona -
Direttore U.O.C. di Pediatria ad Indirizzo Diabetologico e Malattie del Metabolismo -
Direttore Centro Regionale Diabetologia Pediatrica -
Presidente Eletto Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica Università e Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata.
Il 14 novembre si è celebrata, ma io preferirei dire “si è commemorata”, la Giornata Mondiale del Diabete.
Da anni il diabete è considerato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità la terza emergenza epidemiologica,
una patologia cioè che si manifesta e si propaga in modo virale, pur non essendo causata da un virus.
Tra i fattori che la determinano, un peso rilevante è attribuibile alla “disattenzione” delle famiglie nell’educare ad un corretto stile di vita i propri figli,
che sono il nostro futuro e verso i quali abbiamo la responsabilità di garantire loro una vita sana e felice.
Dato che non mi affido al “sentito dire” e sono anche molto critica sulla qualità di informazione circolante in Italia,
mi sono rivolta ad uno dei massimi esperti italiani, il Prof. Claudio Maffeis.
La mia intervista si prefigge non solo di far prendere coscienza della situazione attuale,
con particolare riferimento alla nostra Regione Veneto, ma anche e soprattutto di far germogliare,
ove mancasse, e far crescere con maggior vigore, ove già presente, la nostra responsabilità
di fronte al preoccupante aumento dei casi di diabete in età pediatrica.
SC
Prof. Maffeis, quanto è presente il diabete in Italia nei bambini e nei ragazzi e qual è la situazione attuale nel Veneto?
CM
Purtroppo, il numero preciso di bambini ed adolescenti con il diabete non è noto in Italia
perché, al momento, non è ancora disponibile un registro nazionale.
Tuttavia la Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica si sta attivamente impegnando per realizzarlo
e nel corso 2018 dovrebbe essere finalmente disponibile. I dati di cui disponiamo ora indicano che l’Italia si assesta su valori
simili a quelli riportati nell’Europa centro-meridionale. Nel Veneto invece disponiamo di un’informazione più precisa
rispetto al resto del paese perché prevalenza (il numero complessivo di pazienti nell’anno considerato) ed incidenza
(cioè il numero di nuovi casi per anno) del diabete sono state quantificate nei soggetti dagli 0 ai 18 anni
attraverso uno studio condotto dal Centro Regionale di Diabetologia Pediatrica in collaborazione con il Dipartimento di Epidemiologia della Regione, nel periodo 2008-2013.
In questa fascia d’età, un bambino su 800 che vive nel Vento ha il diabete.
L’incidenza è andata aumentando negli anni di circa il 3,5% per anno.
L’incidenza massima (22/100.000) è stata riscontrata attorno alla pubertà, come riportato in tutto il mondo.
È interessante notare che una prevalenza più elevata di T1DM è stata trovata in zone montuose e rurali rispetto a metropolitane e urbane.
Il motivo di questa differenza non è chiaro ma potrebbe essere correlato alla componente genetica.
In conclusione, il presente studio rivela una prevalenza medio/alta di T1DM nella Regione Veneto,
in particolare in zone montuose e rurali, con un picco di frequenza nel gruppo di età di 10-14 anni.
SC
La percezione della gravità del diabete è tale solamente tra le persone che ci devono convivere,
mentre si nota una sostanzialmente indifferenza tra la maggior parte delle persone:
ritiene che questo dipenda da una errata o mancante informazione al riguardo?
CM
Comunemente si associa il diabete all’anziano e all’adulto e manca invece la percezione che possa insorgere nei bambini.
Cosa comporta non prendere in considerazione che il diabete possa comparire nel bambino?
Innanzitutto che spesso si arriva ad una diagnosi con molto ritardo.
Questo costituisce un problema importante, perché la ritardata diagnosi espone il bambino a rischi anche molto gravi.
Nel bambino/adolescente il diabete più frequente (più del 95% dei casi in Italia e nel Veneto) è il diabete di tipo 1
che molto spesso si presenta con una condizione di chetoacidosi diabetica.
La chetoacidosi è condizione molto grave che mette a rischio la vita del paziente.
E’ quindi necessario continuare a sensibilizzare le persone, facendo sì che le famiglie innanzi tutto e poi anche le scuole,
prestino attenzione a questi comportamenti del bambino: fa tanta pipì, beve tanto e cala di peso.
Questi sintomi indicano che potrebbe trattarsi di diabete. E’ quindi necessario controllare immediatamente, rivolgendosi al pediatra.
Per sensibilizzare la popolazione e formare gli operatori vengono realizzati eventi organizzati dal Centro Regionale di Diabetologia Pediatrica
e dai Centri che appartengono alla Rete Diabetologica Pediatrica Veneta.
Queste attività di informazione e formazione è utile ma non sufficiente.
Ancora troppi bambini giungono in ospedale in condizioni precarie a causa di una diagnosi tardiva.
L’attività di informazione e formazione è quindi quanto mai importante e va potenziata.
Se ci fosse un maggiore finanziamento regionale, si potrebbe fare molto di più.
Prendere coscienza del problema è il primo ed importante passo da fare.
SC
Anche la gravità della comparsa del diabete in gravidanza viene sottovalutato,
ritenendo che sia normale un innalzamento della glicemia e che dopo il parto tutto ritornerà alla normalità.
Quanto invece questa situazione può impattare sul nascituro?
CM
C’è in effetti una sottovalutazione dell’importanza della comparsa del diabete durante la gravidanza.
Al contrario, il diabete gestazionale è condizione patologica per il nascituro, perché l’esposizione del feto a valori di glicemia elevati
comporta una possibile alterazione dello sviluppo del bambino, con ripercussioni a lungo e lunghissimo termine della sua capacità di regolazione metabolica,
che possono promuovere sia l’eccesso ponderale, e quindi l’obesità, sia il diabete.
Quindi il diabete in gravidanza non deve essere sottovalutato ma prevenuto e, se presente, trattato con la massima attenzione.
SC
Spesso sento dire dalle mamme che hanno bambini piccoli in evidente sovrappeso che "è normale"
e che appena il bambino comincerà a camminare si risolverà spontaneamente ...
Pur non essendo completamente d'accordo con questa affermazione,
si può essere certi che una situazione di sovrappeso fin da piccolissimi non abbia ripercussioni?
CM
L’eccesso ponderale è un problema molto comune anche tra i più giovani.
E’ una condizione che tende a cronicizzare: più del 50% dei bambini obesi resta in eccesso ponderale anche nell’età adulta.
L’obesità è difficile da guarire.
Ecco quindi l’importanza della prevenzione e del trattamento tempestivo, prima che si stabilizzi una condizione di alterazione metabolica cronica.
Purtroppo molti parlano di obesità ma pochi fanno qualcosa di realmente utile nel concreto.
La regione Veneto, allo scopo di organizzare la risposta sanitaria a l tema obesità,
ha approvato un decreto per il Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale per il trattamento dell’obesità
sia nell’adulto che nel bambino, che comprende anche l’attività di prevenzione.
Per l’area pediatrica l’organizzazione è a rete e prevede l’interazione e l’integrazione dell’operato
dei pediatri di famiglia e dei medici di medicina generale, dei centri di secondo livello siti presso le pediatrie della regione,
e un centro coordinatore di terzo livello, specialistico, presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona.
Questa strutturazione consente la presa in carico del bambino e della sua famiglia in maniera funzionale e organizzata.
E’ però giusto ricordare che il problema fondamentale è dato dalla scarsa sensibilità dei genitori,
che tendono a sottostimare e sottovalutare la problematica. Spesso infatti si rivolgono al pediatra quando la situazione è compromessa
e ben più difficile da gestire. Anche in questo caso la formazione dei medici (pediatri, ostetrici-ginecologi)
e l’informazione e prevenzione nelle scuole e alla popolazione possono giocare un ruolo rilevante.
SC
Secondo Lei possono esserci correlazioni tra il sovrappeso e uno svezzamento fatto in modo precoce
o non adeguato (mi riferisco alla banana a 5-6 mesi, ai vari prodotti per bambini,
all'uovo prima dell'anno d'età, ai succhi di frutta confezionati,
all'abitudine di intingere i succhietti passatempo nel miele, di zuccherare con il fruttosio ecc.)?
CM
Certamente sì, lo svezzamento è importantissimo:
ci sono dati chiari che mettono in luce come uno svezzamento fatto troppo precocemente,
con l’introduzione di cibi solidi o un eccesso di proteine anzitempo, si associ ad un aumento di peso in età successive.
E’ un dato di fatto, ma c’è ancora molto da fare. La sensibilità da parte dei pediatri a questo riguardo è rafforzata ma ancora è carente da parte delle famiglie.
Sono davvero molto grata al Prof. Claudio Maffeis, non solo per questo prezioso contributo,
ma anche per la disponibilità a supportare la mia piccola ma tenace volontà di veicolare l'importanza della responsabilità
che ognuno deve avere riguardo alla salute e al benessere, cominciando ad insegnare ai figli, fin da piccolini, ad acquisire buone abitudini
e attenzione alla qualità e alla quantità degli alimenti.
Prevenire non è difficilissimo e tutti possiamo renderci parte attiva!
Per eventuali Vs. domande o richieste di approfondimenti, scrivetemi pure al seguente indirizzo mail: stefania_carlotto@ars-vivendi.it.