Ottobre in Rosa, ottobre di prevenzione femminile
Published: Friday, October 27th, 2017 - H.05:15PM
Author: Stefania Carlotto
Ho celebrato questo mese al femminile indossando o portando addosso ogni giorno qualcosa di rosa, anche se personalmente dedico alla prevenzione, rosa o azzurra che sia, non solo un mese all’anno, ma anche gli altri undici!
Ho partecipato ad alcuni incontri pubblici sul tema in oggetto, un po’ delusa dal fatto che non ci fosse una grande presenza di pubblico, salvo poi leggere sul giornale locale di altre associazioni private che invece hanno fatto l’en-plein,
benissimo: ciò che importa è che sia sottolineata l’importanza della prevenzione e che ogni donna, mamma, nonna o ragazzina che sia, abbia la consapevolezza che dobbiamo prenderci cura di noi ogni giorno.
Invece il fatto che gli incontri aperti a tutta la popolazione siano andati pressocché deserti significa che ancora non c’è l’esatta percezione dell’importanza di sostenere la salute.
Una mia conferenza, che amo particolarmente e che titola “Dalla percezione alla consapevolezza, dalla consapevolezza all’assunzione di responsabilità”, è incentrata proprio sullo scarto esistente tra conoscenza (tutti sappiamo tutto)
e azione (pochi si comportano di conseguenza).
Personalmente ne ho conferma nello svolgimento del mio lavoro, quando m’imbatto nell’assoluta indifferenza di fronte a questioni importanti come il sostegno ed il mantenimento del proprio benessere attraverso azioni solo apparentemente complesse, ma in realtà facilmente praticabili:
parliamo di qualche correzione al proprio stile di vita, rivedendo alcune abitudini, non solo alimentari, e ritagliando dei momenti per prenderci cura del nostro corpo.
Parrucchiere, estetista o massaggiatore aiutano, ma ascoltare il nostro corpo, approfondire le informazioni utili a fornirgli risposte adeguate può salvarci.
Nella mia attività di consulente percepisco dagli interlocutori reazioni all’insegna dell’indifferenza o della sottovalutazione di fronte ai richiami da parte dell’OMS, dell’AIRC, della Società Italiana di Diabetologia e della Società Europea di Cardiologia
ad una maggiore attenzione verso lo stile di vita.
Eppure i dati parlano chiaramente, come pure l’esperienza personale: credo che purtroppo ognuna di noi abbia, in famiglia o tra le amicizie, chi ha sofferto o sta soffrendo a causa di gravi patologie,
o anche di patologie meno invalidanti ma comunque tipiche del genere femminile.
Un dato che, da donna, mi è saltato subito all’occhio leggendo la relazione di Federfarma, è quello relativo al consumo di colecalciferolo (Vitamina D) registrato in Veneto nel 2016: un aumento delle prescrizioni del 13,38%.
Tutti sappiamo che se ne consiglia l’assunzione a fronte dell’osteoporosi.
Viene da chiedersi se non ci sia la necessità di applicare un diverso e migliore stile di vita in preparazione ai rischi derivanti dall’avanzare dell’età.
Quali possono essere i modi per tutelarci?
Innanzi tutto adottare alcuni accorgimenti quotidiani, che possono riguardare l’attenzione all’alimentazione, la necessità di capire quanta e quale attività fisica sia importante e indispensabile,
come quanti e quali integratori possano supportare il nostro progetto di stare in salute.
Di fondo, e sono instancabile nel ripeterlo al limite della noia, occorre avere la corretta informazione e attivare azioni preventive proprio per evitare di trovarci di fronte agli esami di screening con la diagnosi di una patologia già in atto.
Dobbiamo fare di tutto per scongiurare la possibilità di trasformarci in pazienti!
Un altro aspetto che non dobbiamo assolutamente sottovalutare riguarda la correlazione tra aspettativa di vita ed età pensionabile:
è del 24 ottobre la conferma da parte dell’ISTAT che l’aspettativa di vita si è allungata di ulteriori 5 mesi ed immediata è stata la risposta del nostro Governo a ritoccare l’età pensionabile arrivando a 67 anni.
Le statistiche evidenziano solamente uno sterile dato riferito all’aspettativa di vita, ma non contemplano assolutamente il grado di qualità di questa vita che si è allungata!
E infatti, secondo i dati dell’Eurostat, nel periodo 2004-2012 si è abbassata l’età in cui si inizia a ricorrere alle cure mediche per problemi gravi.
In media, se nel 2004 gli uomini si ammalavano a 69 anni e le donne a 71, nel 2012 gli uomini si ammalano a neanche 62 e le donne a 61.
Al di sotto della media europea, dove nello stesso periodo si sono guadagnati due anni di salute, e la soglia si è alzata da 61 a 63 anni.
Il fatto che l’Italia rimanga comunque un Paese longevo (la durata della vita media, di 80 anni per gli uomini e 85 per le donne, è superiore a quella europea, che nello stesso periodo 2004-2012 è di 76 anni per le uomini e 82 per le donne),
dimostra che non si è di fronte a un mutamento antropologico: il problema è per lo più sociale.
Tra i primi e pochi medici a prendere sul serio i dati dell’Eurostat (Heidi data tool) c’è il Dottor Valerio Gennaro, epidemiologo dell’ospedale San Martino di Genova.
“Sono preoccupato perché questo accorciamento della vita sana non era stato previsto (2002-2003), perché negli anni 2004-2005 non è stato segnalato per tempo e perché continua a non esserlo.
Si tratta di una omissione di informazione, visto che invece si continua a dire col megafono che l’aspettativa di vita si allunga.
Ma questa è un’informazione parziale, poiché la durata della vita e la durata della vita sana sono due informazioni diverse ma complementari e che quindi dovrebbero essere date insieme”.
(da “Il Fatto Quotidiano”).
Riprenderò in altra occasione questa problematica lasciando ad ognuno di voi le debite considerazioni circa l’informazione che ci viene proposta il dovere individuale di approfondire …
Per eventuali Vs. domande o richieste di approfondimenti, scrivetemi pure al seguente indirizzo mail: stefania_carlotto@ars-vivendi.it.