Scenari del terzo millennio: Autodistruzione?
Published: Thursday, March 22nd, 2018 - H.08:33AM
Author: Stefania Carlotto
Da quando l’uomo è comparso sulla terra ha almeno un impegno quotidiano fisso da rispettare:
nutrirsi per non morire.
Negli ultimi anni sembra che il CIBO sia diventato un problema da risolvere ed è talmente difficile trovare “la soluzione” che si cercano consigli, illuminazioni, addirittura si studiano strategie e pianificazioni per trovare il bandolo della matassa.
Eppure, soprattutto i popoli che si affacciano sul Mediterraneo, sono fortemente agevolati dal punto di vista nutrizionale, avendo a disposizione una biodiversità alimentare unica al mondo.
E allora perché ci lasciamo trasportare da saccenti imbonitori tanto e peggio di altre civiltà industriali che devono le loro carenze alla mancanza dei nostri “prodotti tipici” da coniugare con un corretto stile di vita?
Di fronte a me vedo una sorta di dissociazione tra il corpo e la mente: ignoriamo bellamente le più semplici regole di buon senso permettendo al caos di imperare dentro di noi , per poi cercare affannosamente le soluzioni, disposti a pagare anche centinaia di Euro per farci dire da altri quello che in realtà sappiamo da sempre!
Certo è giusto e doveroso ampliare i propri orizzonti e cercare di indagare sempre più a fondo le dinamiche che regolano il nostro corpo,
ma parallelamente dovremmo aver anche sviluppato la capacità di sintetizzare tutte le informazioni disponibili e saper scegliere quelle che vanno a nostro vantaggio.
Invece ad oggi è in aumento il numero di persone che soffrono di problemi intestinali, che a loro volta causano mal di testa, irritabilità, stanchezza e tanti altri fastidi, preludio di vere e proprie patologie;
registra un aumento anche l’insorgenza di malattie cardiovascolari, di patologie legate al sovrappeso e all’obesità, di intolleranze ed allergie.
Che l’incapacità di alimentarsi correttamente sia un problema non solo personale, ma di ordine sociale, lo dimostrano i numeri:
nonostante i vari centri per la gestione del peso, i controlli per il diabete, la rete capillare di ambulatori preposti alla prevenzione,
le informazioni disponibili, la situazione è grave ed è in continuo peggioramento.
L’umanità sta pagando un costo in termini di vite individuali e di spese che gravano sulle famiglie e su tutta la comunità.
Ma come si spiega allora questa situazione nonostante la disponibilità di sistemi e metodi per mantenere il benessere?
Delle due una: o non esiste rimedio (è una provocazione, sia chiaro) o i rimedi che si adottano non sono così efficaci come vogliono farci credere.
In una delle conferenze che propongo metto in evidenza la correlazione tra “i falsi coadiuvanti del benessere e il ruolo della pubblicità”
e sono sempre più convinta che quest’ultima abbia un ruolo importante soprattutto se associato, come avviene, al nostro modello educativo, che sempre di più fa leva sul nostro “senso di colpa”.
Così mi imbatto in persone che non sono in grado di valutare gli esatti contorni di certi messaggi promozionali (“l’acqua che elimina l’acqua”, oppure l’acqua che, udite udite!!!, "previene l’insorgenza del diabete"),
o che, di fronte a slogan del tipo “non sono a dieta, sono in …”, non esercitano il buon senso, in base al quale il mancato risultato dipende dalla poca costanza o dalla mancata osservanza delle indicazioni.
Fatto sta che l’84% delle persone “a dieta” ritorna come prima tra i 6 e i 12 mesi e, anziché chiedersi il perché, va alla ricerca di una nuova dieta miracolosa, condita dai sensi di colpa per il passato insuccesso.
Come sostengono le maggiori organizzazioni della sanità, il problema centrale sta nell’educare le persone a recuperare un migliore stile di vita, attraverso l’attenzione alla qualità dell’alimentazione, alla moderazione della stessa
e inserendo nella propria quotidianità alcuni correttivi che riguardano l’attività fisica, l’idratazione e l’integrazione.
Il fatto che la Dieta Mediterranea sia stata riconosciuta come il miglior di sostegno alla salute e al benessere e che proprio noi siamo i primi ad ignorarla quasi completamente o addirittura a non conoscerla proprio, dà molto da pensare.
Provate a pensarci anche voi …